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Note all'articolo "L'errore investigativo e nel sopralluogo sulla scena del crimine"

 

[1] A. FIORI, Medicina legale della responsabilità medica, Milano, 1999, p. 697

 

[2] Con il termine “staging” ci si riferisce ad una sorta di messa in scena, la quale comporta un’alterazione volontaria della scena del crimine. Le ragioni sottese ad un’operazione di staging sono riconducibili o all’idea di allontanare il più possibile le indagini dal sospettato, o all’obiettivo di proteggere la vittima o la famiglia della stessa.

 

[3] A titolo di confronto con il sistema investigativo dell’FBI è utile ricordare come in sede di conduzione dell’interrogatorio con il potenziale offender/indagato, gli investigatori cerchino di ricostruire una particolare relazione con il soggetto  interessato il cui obiettivo finale, alcune volte, non è quello di ottenere la confessione in maniera piatta ma, piuttosto, quello di ricevere il maggior numero di informazioni compatibili ad una corretta ricostruzione della dinamica omicidiaria. Tratto dagli atti del Rome International Seminar dal titolo “The role of Investigative Psycoligy in crime scene evaluation and interrogation techniques”, 28, 29, 30 aprile 2014.

 

[4] Significativo in questo contesto è il richiamo alla metodologia del Criminal Profiling intesa, appunto, come un approccio per identificare l’autore di un reato fondato sull’accertamento della natura del crimine, sull’identificazione nominativa e sociologica della vittima e sul modo in cui il fatto è stato commesso, partendo dal presupposto che i vari aspetti della personalità dell’autore si riflettono nella tipologia delle azioni che sceglie di compiere prima, durante e dopo il crimine. Il Profiling, in particolare, non è una fonte di prova ma un mezzo atipico di ricerca della prova grazie al quale, mediante una lettura sinergica di dati diversi (luogo, tempo, identificazione della vittima e raccolta di altri elementi criminalistici), è possibile giungere alla rielaborazione dei dati rilevati ed alla stesura di un rapporto utile in sede investigativa e/o processuale. G.L. GIOVANNINI, Criminal Profiling and Investigative Analysis.

 

[5] R. BRUZZONE, Segreti di famiglia. Il delitto di Sarah Scazzi. Le prove, i depistaggi e le lacrime di plastica, Roma, 2013, pag. 341.

 

[6] Se la scena del delitto è in un luogo all’aperto, la stessa si trova maggiormente esposta ad agenti di natura atmosferica idonei ad alterarne o a disperderne le tracce.

 

[7] Per ciascun tipo di evento subito è necessario seguire un “protocollo d’intervento”. L’obiettivo finale consiste nell’approntare una “catena di custodia” grazie alla quale cristallizzare le tracce raccolte ed i rilievi espletati. Con riferimento in particolare ai casi di violenza sessuale, si osserva che le tracce del rapporto sessuale si conservano per un periodo di 5/6 giorni, così come gli spermatozoi hanno una durata massima standardizzata intorno alle 72 ore, ragion per cui la raccolta delle tracce biologiche dell’offender, sia sulla scena criminis sia sul corpo della vittima, va effettuata nel rispetto delle linee guida indicate nel kit di primo soccorso.

 

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